“Maturità: cosa c’è dietro le proteste degli studenti” – intervista a Matteo Lancini su Donna moderna

Condividiamo l’articolo pubblicato su Donna Moderna l’11 luglio 2025, a firma di Eleonora Lorusso, con intervista a Matteo Lancini.

Maturità: cosa c’è dietro le proteste degli studenti
Il dibattito è sempre più acceso, dopo le proteste da parte di molti maturandi. All’estero gli studenti riceverebbero più attenzioni
di Eleonora Lorusso

Gli esami di maturità restano al centro dell’attenzione e non solo per chi deve ancora sostenere la prova orale: aumentano, infatti, le proteste tra coloro che si sono già seduti di fronte alla commissione. Come è capitato a Gianmaria Favaretto, il 19enne di Padova che ha aperto la strada a una contestazione plateale del sistema scolastico italiano: in occasione dell’orale si è rifiutato di rispondere alle domande dei professori. Motivo: troppa attenzione ai risultati e un’eccessiva competizione, a scapito del benessere degli studenti. Alla sua protesta è seguita quella di altri maturandi, che ha acceso il dibattito.

Aumentano le proteste contro la maturità e i professori

Il gesto di Gianmaria – che non gli ha permesso di ottenere la maturità dati crediti del triennio e i voti degli scritti il precedente rendimento scolastico – ha avuto l’effetto di spingere altri studenti a manifestare il proprio disagio verso un sistema scolastico nel quale, come lui stesso ha dichiarato in una intervista a Il Mattino di Padova, «I voti da alcuni alunni vengono vissuti malissimo». Anche Maddalena Bianchi, infatti, ha fatto scena muta in occasione della prova orale, sostenuta nella sua Belluno: «Ho provato a spiegare che nella mia scuola la preparazione è stata ottima, ma è mancata totalmente l’attenzione alle persone. Il focus dei docenti è sempre stato sui voti, mai sulla ‘vera me’», ha raccontato al Corriere della Sera.

Orale alla maturità: la risposta dei presidi
Diversa l’opinione dei dirigenti scolastici. Mario Rusconi, presidente della sezione di Roma dell’Associazione Nazionale Presidi, ha definito il comportamento di Gianmaria «una pseudo protesta bizzarra, soprattutto improntata al desiderio di comparire sui media». Ancora più duro Antonello Giannelli, presidente dell’AN: «Non è accettabile. Modificherei le norme esistenti». Secondo Giannelli, infatti, c’è un «rischio di emulazione». In effetti nel frattempo si è verificato anche un terzo caso analogo.

Come si valuta l’apprendimento?
Ai ragazzi che hanno scelto di “boicottare” la prova orale dell’esame di maturità, si è infatti aggiunta un’altra maturanda che in una lettera ha definito “orribile” la sua esperienza, per gli stessi motivi dei “colleghi”. «La scuola italiana è ottima per molti aspetti. Qualcuno guarda all’estero, ma fare paragoni è molto complesso, perché i contesti culturali sono differenti. In alcuni Paesi, ad esempio, i cellulari sono vietati, ma a tutti gli studenti sono forniti gratuitamente tablet, mentre noi abbiamo una grave povertà digitale, specie in certe aree. Il problema dei voti, invece, è reale», commenta Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro, docente all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e autore di Chiamami adulto. Come stare in relazione con gli adolescenti (Raffaello Cortina Editore).

La scuola e il sistema dei voti
«Invece che parlare di lesa maestà, occorrerebbe discutere di contenuti, di cosa hanno detto gli studenti che hanno boicottato l’orale e del perché lo hanno fatto. Lungi dal pensare che siano eroi, io sono rimasto allibito soprattutto dalla reazione di politici, insegnanti e presidi, che è la rappresentazione perfetta e sintomatologica della fragilità degli adulti di oggi: sono dissociati dal mondo dei giovani al punto da arrivare a dire che quei ragazzi meritano la bocciatura. Hanno detto, invece, ciò che tutti sanno: la scuola pensa solo alla competizione, al voto numerico e non all’apprendimento», ribadisce Lancini.

Il coraggio di affrontare un problema
«Oggi abbiamo ragazzi che abbandonano la scuola, si suicidano o si ritirano socialmente e invece che apprezzare chi parla di un problema con un gesto di responsabilità, all’interno delle regole, li definiamo esagerati. Non stupiamoci, allora, se molti giovani decidono di lasciare la scuola, anche quando sono intelligenti e magari conoscono più lingue, oppure se decidono di lasciare questo Paese», prosegue Lancini.

Troppa pressione sugli studenti?
Gli studenti come Gianmaria e Maddalena lamentano una eccessiva pressione che deriva soprattutto dall’atteggiamento dei professori, concentrati sulla performance dei ragazzi più che sui loro reali bisogni. Un tema già sollevato anche dal pedagogista Cristiano Corsini. Nel suo libro “La fabbrica dei voti”, il docente dell’Università Roma Tre spiega come il sistema di valutazione scolastica «nasca per selezionare e classificare», con l’effetto di creare una «competizione tossica» tra gli studenti. «Un numero non può sintetizzare la complessità di un percorso formativo», sottolinea. Ma allora come valutare l’apprendimento?

Non limitarsi ai voti
Per Lancini difendere il sistema dei voti sostenendo che è formativo, che abitua alle frustrazioni e prepara al lavoro «non è vero: al lavoro non si danno voti, ma valutazioni. Occorrerebbe insegnare a fare le domande giuste. Per fortuna ci sono anche dirigenti scolastici e docenti che sanno ascoltare i ragazzi, valutano a parole e non in numeri, che mettono in primo piano l’apprendimento, o altri che insegnano a usare l’AI in modo corretto, non limitandosi a vietare gli smartphone – insiste Lancini – D’altro canto anche i genitori hanno il loro ruolo, mentre oggi sono troppo impegnati, concentrati sul lavoro o su loro stessi, senza domandarsi perché i loro figli vivano un’ansia generalizzata».