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Riportiamo l’intervista di Maria Novella De Luca a Matteo Lancini sull’attuale e controverso fenomeno “Blue Whale”, pubblicata su La Repubblica del 29/05/2017.
Quanto c’è di vero nel fenomeno “Blue Whale”? E quanto la diabolica sfida lanciata in rete dal Moby Dick inventato (sembra) da un gruppo di teenager russi, sarebbe responsabile degli atti di autolesionismo che alcuni adolescenti italiani hanno iniziato a postare su Internet? Lo smarrimento è grande, l’ansia degli adulti cresce, e così il dibattito se sia giusto o meno parlare di “Blue Whale”, con il rischio di ispirare drammatici gesti di emulazione. Matteo Lancini, psicoterapeuta, è oggi uno dei massimi esperti del rapporto (anzi della simbiosi) tra i giovanissimi e la Rete.

Lancini, sarebbe meglio il silenzio?
“No, ma il rischio di emulazione esiste, inutile negarlo. Lo sappiamo: un suicidio, o un tentativo di suicidio, quanto più è spettacolarizzato più fa presa nelle menti fragili. E non c’è soltanto la Balena Blu con i suoi rituali: penso ai selfie estremi, a chi cammina sui binari. Quindi parlarne sì, ma senza enfasi. Senza indulgere nei particolari”.

Ma questa setta “Blue Whale” che irretisce i giovani esiste davvero?
“Quello che sappiamo è che la Rete ne parla, gli adolescenti ne parlano. Posso dire che si tratta di un fenomeno che gira da anni, ben prima che l’allarme arrivasse da noi. E nemmeno in Russia, da cui sembra partito, ne conoscono veramente l’origine. Ma la Polizia postale fa bene a vigilare”.

E i tagli sulle braccia che i teenager postano su Facebook?
“Gli adolescenti lo fanno da anni. Si chiama Cutting. E fotografare le proprie ferite fa parte del rito. Ma bisogna stare attenti: chi lo fa è diventato adepto di “Blue Whale” o sta soltanto chiedendo aiuto perché soffre?”.

Cosa cambia?
“Nulla. È sempre un grido verso gli adulti. Ma forse non è l’inizio di una escalation verso il suicidio, come invece prevede la Balena Blu”.

Un consiglio ai genitori.
“Parlarne con i figli. Capire come vivono questo fenomeno in Rete. Ma senza enfasi. Anzi facendosi spiegare proprio da loro di che cosa si tratta”.