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Riportiamo l’intervista di Sara De Giorgi per nostrofiglio.it a Matteo Lancini sulle peculiarità degli adolescenti odierni e su quali strumenti occorrano agli adulti per comprenderli, come approfondito nel recente “Cosa serve ai nostri ragazzi. I nuovi adolescenti spiegati ai genitori, agli insegnanti, agli adulti” edito da Utet.

Lancini ci ha raccontato che l’idea di scrivere il libro nasce dall’impressione che oggi gli adulti si trovino molto in difficoltà rispetto alla società complessa e articolata da loro creata e proposta ai figli e che, davanti agli ostacoli, vengano avanzate soluzioni poco efficaci, come, ad esempio, il divieto dell’uso dei videogiochi e del cellulare.

«Mi sembra che in una società molto complessa, nella quale sono state sostenute moltissimo la competizione, la popolarità, il successo e nella quale tutti adoperano molto Internet, gli adulti si siano resi conto di avere dinanzi adolescenti spregiudicati e fragili, alla ricerca della popolarità e con caratteristiche straordinarie che richiederebbero figure autorevoli in grado di educare. Invece, gli adolescenti di oggi si imbattono in adulti talmente angosciati che mentre fingono di essere autorevoli, si occupano soltanto di definire limiti e regole.

Inoltre, gli interventi che scuole e famiglie hanno portato avanti negli ultimi anni hanno ridotto di molto l’autorevolezza degli adulti. Di contro è aumentato il potere orientativo di altre agenzie educative, tra cui la sottocultura massmediatica, Internet, gli influencer, gli youtuber e i coetanei»

Perché gli adolescenti di oggi sono diversi da quelli di ieri?

«In passato si cresceva con modelli familiari e sociali che tendevano molto a normare e a limitare l’espressione di sé delle nuove generazioni e la società, in generale, era anche più sessuofobica. Gli adolescenti si trovavano poi a opporsi, a trasgredire e a destituire il valore dell’adulto.

Oggi invece la trasgressione è completamente sparita dalla mente dei ragazzi. Nella società di oggi gli adolescenti sono molto socializzati, espressivi, in alcuni casi adultizzati, e ciò fa sì che il problema per loro riguardi non la trasgressione, ma le aspettative ideali che crollano.

Quindi, gli adulti di oggi devono prendersi carico di questo aspetto: oggi il compito di genitori dovrebbe essere quello di educare al fallimento o alla delusione i propri figli. Ma poichè la parola fallimento implica una capacità di “stare calmi e, soprattutto, di tollerarlo”, è più facile continuare a pensare che i ragazzi siano trasgressivi. Ma così si sbagliano gli interventi. Un esempio: in molti casi, il consumo delle sostanze, ad esempio, oggi non ha più una valenza trasgressiva nella mente dei ragazzi, anzi, i cannabinoidi vengono visti solo come anestetici.

Se gli adulti non ritorneranno ad avere un ruolo educativo davvero autorevole, si troveranno poi di fronte a conseguenze gravi, che già sono riscontrabili nei ragazzi. Occorre dunque proporre modelli educativi alternativi. Nel libro provo a scrivere ciò che dovrebbero fare la scuola e i genitori, con i bambini fin dalla più tenera età, per fronteggiare questa situazione».

Come manifestano la loro sofferenza?

«C’è un aumento di attacchi al sé: gesti autolesivi, ritiro sociale, disturbi alimentari. Ci sono i famosi hikikomori, che si chiudono nelle loro case e non escono più. C’è anche qualcuno che prova a sovraesporsi e che tenta di fare magari qualcosa di mirabolante. Ma la dinamica è sempre la stessa ed è possibile identificare la causa di entrambe le tipologie di comportamenti nel senso di inadeguatezza. Anche gli attacchi di panico che hanno alcuni adolescenti a scuola dimostrano la paura di non farcela.

Modalità di sovraesposizione sono il sexting e il cyberbullismo. Sono due modalità attraverso cui davanti all’idea di sentirsi fragili si reagisce, da un lato, fotografando una parte del proprio corpo e pubblicandola in rete, alla ricerca di like e follower, dall’altro, nel caso del cyberbullismo, cercando un soggetto che è fragile proprio perché non si tollera la propria fragilità. In quest’ultimo caso si attacca e si sottomette il soggetto più fragile, per dimostrare a se stessi e al gruppo che non si è deboli. Invece l’accanimento nasce proprio dalla fragilità, dal non tollerare la propria fallibilità. Non sevono solo le punizioni classiche (divieto dell’uso del cellulare e dei videogiochi, ecc.), ma soprattutto quelle aggiuntive: dare una mano a varie comunità di più deboli, aiutare socialmente gli altri, ecc.

Comunque, in generale, non si tratta di adolescenti ribelli, ma di ragazzi che fanno un tentativo di esprimere una fatica di crescere che li porta a compiere azioni rivolte contro di sé o contro gli altri».

Il ruolo di genitori ed educatori: in cosa sbagliano?

«Per quanto riguarda gli adolescenti, gli adulti sbagliano a non capire che i ragazzi sono grandi esperti di relazioni e a continuare a dire ai figli di limitare l’uso degli strumenti tecnologici.

Invece, gli adulti dovrebbero proseguire a intervenire dal punto di vista relazionale con i loro figli e, al tempo stesso, dovrebbero fare loro stessi un uso limitato della tecnologia, dando così un buon esempio. Ma gli adulti, ad oggi, non sono in grado di fare ciò.

Occorrerebbe che i genitori chiedessero ai ragazzi cosa fanno su Internet. La scuola stessa ha perso tempo vietando i dispositivi tecnologici e avrebbe dovuto diffondere prima un’educazione digitale. Le scuola dell’infanzia dovrebbero organizzarsi con modelli in grado di favorire, da parte dei genitori, l’interesse e l’amore verso i figli degli altri. Ciò non per volontariato, ma perché oggi non si valorizzano le diversità e magari ci si lamenta, ad esempio, del fatto che il compagno di classe abbia disturbato l’acquisizione di contenuti da parte del propri figlio. Non è togliendo tutti gli ostacoli che si rinforza la personalità del bambino/ragazzo: occorre vedere come un vantaggio il fatto che ci siano tante diversità.

La scuola dovrebbe contrastare la competizione. Il riconoscimento del valore della prestazione non dovrebbe essere rinchiuso in un numero, ma deve essere molto rivolto alla valorizzazione delle competenze di ognuno. La società di oggi è competitiva ed è basata sui talent show e, nonostante i propositivi positivi, purtroppo la scuola stessa incentiva la competizione a dismisura.

Gli adulti non hanno più autorevolezza e gli adolescenti di oggi non sono per nulla arrabbiati, nonostante abbiano tutte le ragioni per farlo, data anche l’emergenza climatica e il futuro incerto».

Consigli pratici ai genitori perché aiutino veramente i ragazzi e per aprirsi al loro ascolto

«Amate di più i figli degli altri (vale soprattutto per i genitori di bambini). In certi contesti c’è un iperinvestimento sul proprio figlio e si dimostra di non avere attenzione per gli altri o per i ragazzi più in difficoltà, magari nelle classi primarie. L’attenzione per gli altri invece è una valore importante per i ragazzi, i quali imparano sempre dal confronto.

Chiedete ai vostri figli adolescenti “Come va oggi in Internet?”. Ai ragazzi oggi servono adulti che fanno questa domanda e che, in alcuni casi, possano chiedere anche loro se sono tristi, se la vita gli piace oppure no o se pensano addirittura a morire. Oggi uno dei problemi più gravi è che gli adulti chiedono unicamente ai figli cosa hanno fatto a scuola e non pongono altre domande. I ragazzi non parlano non perché hanno paura di essere rimproverati, ma perché temono di angosciare e di deludere gli adulti, sapendo che si agiteranno e che sentiranno che il problema è loro.

Anche se è difficile, cercate di stare un po’ meno male per le sofferenze dei figli.

Cercate di capire a fondo non solo ciò che vi delude dei vostri figli, ma anche cosa vi piace di loro. Amateli per quello che sono.