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Condividiamo l’intervista per Letture.org a Silvestro Lecce e Federica Bertin, allievi della Scuola di psicoterapia del Minotauro e autori del libro “Generazione trap. Nuova musica per nuovi adolescenti”, edito da Mimesis.

Dott.ri Silvestro Lecce e Federica Bertin, Voi siete autori del libro Generazione trap. Nuova musica per nuovi adolescenti, edito da Mimesis: quale importanza riveste la musica nella vita degli adolescenti?
La musica è un elemento centrale, fa parte della quotidianità degli adolescenti. Se ci pensiamo, ci ricordiamo quali canzoni hanno fatto parte della nostra adolescenza? Studi hanno dimostrato che le preferenze musicali si definiscono in questa fase evolutiva, caratterizzata dalla propria costruzione identitaria. Da un lato la musica è uno specchio, permettendo agli adolescenti di riconoscersi nelle sonorità e nei temi affrontati, dall’altro è un palcoscenico sul quale mettere in scena la propria identità di fronte agli occhi dei coetanei e degli adulti. La musica accompagna l’adolescente assolvendo molteplici funzioni, ad esempio aiutandolo a riconoscere e regolare stati emotivi o rappresentando uno spazio di svago. Può essere utilizzata come strategia per fronteggiare situazioni. Lo stesso scegliere la musica da ascoltare permette all’adolescente di percepire un senso di padronanza in una fase evolutiva connotata da instabilità e cambiamenti. Inoltre sostiene processi di socializzazione: la formazione di amicizie e gruppi di pari è agevolata dalla frequentazione di concerti e dalla condivisione dei propri artisti e canzoni preferiti, anche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione. Infatti, le preferenze musicali si comportano come dei badge sociali, portatori di informazioni relative alla personalità, stile di vita, valori, tendendo a far aggregare ragazzi con gusti simili, andando a soddisfare il bisogno di socializzazione e di appartenenza dei ragazzi. A ciò si aggiunge il fatto che i ragazzi che appartengono a sottoculture musicali adottano un certo stile nell’abbigliamento, nella pettinatura e in altri segnali che li identificano, influendo sulla propria identità.

Come nasce e si sviluppa il fenomeno musicale della trap?
La trap fa parte del più ampio movimento culturale dell’hip hop il quale si compone di quattro elementi fondamentali: il rapping (la componente vocale), il Djing (la riproduzione dei dischi con particolari tecniche di missaggio e sovrapposizione dei brani), il breaking (il ballo, meglio conosciuto come breakdance) e, infine, il writing (i graffitti detti anche murales). Più in generale, si tratta di un movimento musicale e artistico legato a doppio filo al contesto socioculturale in cui si inserisce attraverso un sistema di influenze reciproche, in tal senso è sia prodotto che produttore di alcune caratteristiche della propria epoca storica. Il contesto socioeconomico nel quale è sorto originariamente l’hip hop è quello del Bronx a cavallo tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, fase in cui la popolazione afroamericana e ispanica versava in condizioni economiche ed abitative a dir poco svantaggiate; il movimento è nato come risposta espressiva spontanea dal basso a queste condizioni esistenziali di estrema povertà e disagio.

La trap non è che l’ultima, verosimilmente transitoria, espressione di questo genere musicale estremamente metamorfico. Il termine designava inizialmente dei luoghi, le trap house, ovvero delle case-baracche, degradate e abbandonate, collocate nelle periferie delle metropoli del Sud degli Stati Uniti, in particolare della città di Atlanta, nelle quali si producevano, spacciavano e consumavano sostanze stupefacenti; nello slang suburbano, trapping indica l’attività stessa dello spacciare. La musica trap fa riferimento e nasce proprio in questi luoghi, quale “portavoce ufficiale” del ghetto e di queste case di spaccio: essa è la colonna sonora di questo mondo cupo e “senza via di scampo se non il carcere o l’obitorio”, come afferma un artista appartenente al filone. Basti pensare che gli stessi studi di registrazione dove presero vita queste nuove sonorità, furono spesso finanziati con i proventi di attività illegali, in primis lo spaccio di droga. Sebbene vi fossero diversi artisti già attivi sin durante gli anni ’90, si usa far coincidere la nascita della musica trap con il 2003, anno di pubblicazione dell’album, “Trap Muzik”, del giovane artista americano T.I.

In Italia si ritiene che questo genere sia approdato nel 2011 con il disco “Il ragazzo d’oro” di Gué Pequeno, già membro del gruppo musicale dei Club Dogo.

Quali sono temi e nuclei narrativi della musica trap?
Si tratta di una domanda la cui risposta si presta potenzialmente a suscitare polemiche o accuse di una scarsa conoscenza del folto panorama artistico trap e di tutte le diverse sfaccettature contenutistiche dalle quali è composto. Inoltre, vi è un continuo proliferare di nuove leve di trapper che necessiterebbe di un costante aggiornamento del catalogo degli appartenenti a questa scena musicale. Vi è, infine, un’ulteriore complicazione, anche di carattere nominalistico, legata alla riluttanza del singolo cantante o gruppo nell’accettare etichettature stilistiche.

Svolte queste debite premesse, si può constatare, quantomeno per frequenza statistica, che l’intero inventario delle tematiche dei testi trap è così riassumibile: misoginia, sessismo, oggettivazione della donna, cultura dello sballo (esaltazione di alcool e droghe), materialismo, individualismo, narcisismo, perfezionismo estetico, criminalità, ossessione per la moda, la ricchezza e la celebrità. Si tratta, evidentemente, di un elenco di tematiche che lascia poco spazio all’immaginazione e la cui semplice enunciazione sembra sufficiente ad esprimere un giudizio di valore negativo. D’altra parte, i testi trap, che sono stati e sono spesso in cima alle classifiche italiane, narrano ossessivamente e in maniera pressoché monomaniacale ed esclusiva del campionario di nuclei narrativi poc’anzi menzionato. A mo’ d’esempio si pensi alla costante esibizione di una sessualità maschile predatoria, in cui le donne, ad eccezion fatta della propria madre, sono trattate come semplici oggetti sessuali. L’universo femminile, quando non declinato in termini sessuali, è spesso ridotto a terreno di scontro sul quale fare conquista di trofei da ostentare ai propri interlocutori o, sarebbe meglio dire, ai propri rivali. Per fare un altro esempio, pensando al materialismo, è impossibile non evidenziare come il desiderio espresso – al contempo inesauribile ed estenuante – sia quello di avere accesso a beni che diano ai ragazzi uno status perché segnalano una posizione di prestigio e agli oggetti di lusso desiderati non per il loro valore economico, ma per l’immagine che garantiscono. Il corpo diviene un manichino sul quale apporre abiti di griffe di lusso e la personalità è ridotta alla sommatoria di etichette di oggetti e gadget firmati che si indossano.

Cosa rivela l’analisi dei contenuti delle canzoni trap italiane più famose e dei cantanti più seguiti?
Ci troviamo nuovamente di fronte ad una risposta dal contenuto apparentemente paradossale in quanto spesso questo genere musicale attira critiche sdegnate e di condanna da parte degli adulti e dei media, rivestendo, al contempo, una fonte di preoccupazione soprattutto per i genitori. Il sociologo inglese Stanley Cohen coniò il termine di panico morale proprio per indicare le paure collettive ingiustificate legate ad alcune subculture anglosassoni degli anni ’60. Questi timori, rilanciati ed enfatizzati a scopo sensazionalistico dai media, finiscono per distorcere o esasperare la reale portata di un fenomeno socioculturale. Tuttavia, l’analisi dei contenuti delle canzoni trap, più che rivelare la trasgressione rispetto ai valori del mondo adulto, sembra mostrarne il carattere di avanguardia esasperata, portata, cioè, alle sue estreme conseguenze, com’è tipico del mondo giovanile. Infatti, fatta eccezione per i reiterati riferimenti alle sostanze stupefacenti e allo slang scurrile, il resto delle tematiche appare essere uno specchio della società di adulti nella quale i nostri adolescenti sono cresciuti.

Se prendessimo, ad esempio, materialismo, consumismo, individualismo e spasmodica ricerca del successo, ci sentiremmo così sicuri nell’affermare che si tratti di valori ad esclusivo appannaggio dei trapper? Si cita spesso, e a ragione, la proverbiale cultura del narcisismo nella quale i giovani sono immersi, è bene, tuttavia, ricordare, che il libro di Cristopher Lasch, dal cui titolo trae spunto tale espressione, è stato pubblicato nel 1979. Si potrebbe citare una lunga serie di altri testi classici fino a risalire agli anni ’40 del 1900 con i concetti di industria culturale della Scuola di Francoforte o di società dello spettacolo di Guy Debord del 1967, fino ad arrivare ad altri pensatori contemporanei che si sono occupati della società dei consumi come Baudrillard o Bauman. Probabilmente si tratta di libri che, in qualche modo, hanno preconizzato, per difetto, quello che sta accadendo sotto i nostri occhi nel mondo contemporaneo. Infatti, vi è stato un crescendo della possibilità di proliferazione dei prodotti artistici dovuto all’escalation della potenza dei mezzi di diffusione che, partendo dalla radio fino ad arrivare ad internet, ha permesso ai contenuti musicali una circolazione quantitativa senza precedenti.

In tal senso, in riferimento ai contenuti della musica trap, sembra proprio che i giovani non abbiano fatto altro che appropriarsi dei valori egemoni della nostra epoca storica e ne abbiano tratto le logiche conseguenze sfruttando una visibilità impensabile in altre epoche grazie al diffondersi dei nuovi media. Quello che si è realizzato è una commistione tra l’affermazione assoluta di questi valori, e l’inaudito e onnipresente dominio della tecnologia in tutti gli aspetti della vita quotidiana.

Non è un caso se molti dei musicisti che dovrebbero offendere, urtare, scandalizzare, provocare e ribellarsi siano stati, invece, inglobati e legittimati dalla cultura mainstream e persino da quella nazionalpopolare. Tant’è che molti di loro sono divenuti testimonial pubblicitari, protagonisti di spettacoli televisivi in prima serata sulle emittenti pubbliche RAI o sulle piattaforme a pagamento seguite settimanalmente da milioni di telespettatori, o, addirittura, star del concerto del concerto del Primo Maggio (Sfera Ebbasta).

Quello che al contrario stupisce, è che tanta parte di loro sia così conformista, mostrando un livello di omologazione probabilmente inedito per le precedenti generazioni di adolescenti e giovani adulti. Paiono lontani, insomma, i tempi in cui, riferendoci forse all’ultima ondata musicale generazionale, quella del grunge anni ’90, sulla copertina di un disco rappresentativo di un’intera generazione, “Nevermind” dei Nirvana, appariva un amo da pesca con attaccato un dollaro con l’invito a “non abboccare”. Attualmente, sembra molto più in linea con l’ideologia egemone dei nostri tempi, il titolo di un disco del 2003 del rapper americano 50 Cents: “Diventa ricco o muori provandoci”.

Che relazione c’è tra questo tipo di musica e la generazione attuale di adolescenti, con i suoi problemi e disagi ma anche aspirazioni e valori?
Se partiamo dal presupposto che la musica riflette gli aspetti sociali ed economici di un luogo, tale collegamento appare più immediato se si pensa al contesto particolarmente degradato in cui sono nati i genere rap e trap. I trap anche italiani molto spesso riportano riferimenti alle proprie origini periferiche e alla scalata al successo. In cosa si possono identificare la maggior parte dei ragazzini dell’I-Gen, la generazione digitale? La periferia che tanto viene citata può essere intensa in senso duplice di periferia cittadina in senso concreto, ma anche di una periferia a livello simbolico. Ad esempio, se il rapporto tra musica e droga è storico, le sostanze che più identificano il genere trap sono di tipo sedativo, dal crack, ai cannabinoidi, dallo xanax alla purple drunk. Gli effetti psicomotori indotti da tali sostanze, caratterizzati da dissociazione e stordimento, sembrano trovare molte analogie con le caratteristiche sonore della musica trap, dotata di ritmi lenti, sonorità basse e melodie ripetitive e ipnotiche. Emerge quindi un adolescente che ricerca una sensazione di ottundimento, con una difficoltà di “stare” nel pensiero, esprimendo un disagio. Potremmo dire che nel nostro contesto socioculturale, improntato al successo, alla prestazione e a valori individualistici e narcisistici, caratterizzato dall’incapacità di differire la soddisfazione dei bisogni, è possibile riscontrare nella musica ascoltata dagli adolescenti un riproporsi di questi temi, dove il ritmo e le sostanze stupefacenti che la caratterizzano rimandano alla volontà di non pensare e dove la spavalderia e i brand famosi sono messi in campo al fine di catturare il palcoscenico e lo sguardo altrui, rappresentando una modalità di emergere più che, come per altri generi in passato, un messaggio di ribellione.

Come possono gli adulti, genitori, insegnanti ed educatori, interpretare il messaggio di questi testi, senza troppo giudicare?
L’interlocutore a cui l’adolescente appassionato di musica trap si rivolge non è una figura adulta, ma un altro pari o gruppo di pari, in senso competitivo. Spesso ci sono difficoltà nella comunicazione tra il mondo adulto e quello dei ragazzi, laddove gli adulti tendono a soffermarsi più su preoccupazioni e angosce suscitate dal primo impatto e da ciò che non conoscono a fondo (come le nuove tecnologie) che intrattenere una comunicazione sintonizzata ed emotiva a cogliere i bisogni sottesi. Un adulto che ascolta i testi trap, carichi di misoginia, esaltazione di alcool e droghe, materialismo, criminalità, può domandarsi preoccupato se tali testi possono avere un effetto negativo emulativo. Anche con l’avvento dei videogiochi si era diffusa la paura del possibile effetto che avrebbero avuto sui giovani la visione e l’uso dei videogiochi violenti. A distanza di anni, in realtà, contrariamente alle aspettative, non si è assistito ad un aumento della violenza tale da giustificare questa paura. Importante considerare che i giovani non interpretano le canzoni necessariamente come fanno gli adulti: ciò i giovani fanno delle canzoni dipende non solo da ciò che il testo porta loro, ma anche da ciò che loro portano al testo. Gli stessi trapper, comunque, a volte prendono le distanze dall’effettivo incoraggiare all’uso e allo spaccio di sostanze, proponendoli, ad esempio, come una via di fuga e fonte di reddito in contesti fortemente disagiati che non porrebbero altre alternative. L’esagerazione è quindi il fil rouge e la maggioranza dei trapper italiani tende ad enfatizzare ciò che racconta e i suoi modi di fare. Andare oltre l’”apparenza”, mostrandosi interessati a contattare il mondo dei ragazzi e ai bisogni sottesi che non sono altri che quelli che ogni generazione ha incontrato in quella fase del ciclo di vita ma trasposti nella cultura narcisistica odierna. Qui la questione intercetta un discorso più ampio socioculturale. Il rischio riguarda la diffusione di una cultura dell’immagine, dell’esagerazione iperbolica dei contenuti «scimmiottando» pur di colpire l’attenzione e della ricerca esasperata di like.

Sua maestà la musica, come amava definirla Pier Paolo Pasolini, usata quale veicolo espressivo per dar voce al proprio mondo interno e non piegata a mere logiche di mercato o a triti e ritriti clichés alla moda, può rappresentare un formidabile strumento creativo per i “nostri” adolescenti. Speriamo che la musica e i social media non diventino per loro solo occasioni sprecate.