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Condividiamo l’articolo di Matteo Lancini per La Lettura del Corriere della Sera sulle conseguenze del lockdown sulle nuove generazioni.

L’adolescenza è accompagnata da immagini adulte stereotipate: l’età della trasgressione, dell’invincibilità, della spensieratezza. Forse anche per questo la politica non si è mai interessata più di tanto a questa fase dello sviluppo, neanche ora, in epoca di lockdown e successivo allentamento.

Prima dell’emergenza sanitaria le principali direttive educative erano volte a limitare l’utilizzo di smartphone, videogiochi e tempo trascorso in rete. Una vera emergenza, se è vero che uno dei fenomeni più diffusi del disagio adolescenziale odierno, il ritiro sociale, noto anche come «Hikikomori», veniva attribuito alla dipendenza da internet. Peccato che, come è noto, la rete rappresenti un rifugio e un’opportunità per questi ragazzi che soffrono enormemente l’individualismo e la competizione della società odierna, e che i ritirati sociali più severi non riescano neanche ad accedere alle relazioni mediate da internet.

La primavera del virus può consegnarci un’immagine più puntuale di figli e studenti adolescenti. Ragazzi per nulla trasgressivi, capaci di responsabilizzarsi, poco propensi a vivere in modo spensierato il post lockdown, ora che ogni area della vita è incerta, compreso il ritorno a scuola di settembre. Ecco, da come gestiremo il ritorno autunnale dipenderà buona parte della credibilità e autorevolezza degli adulti, sempre più minata dalle nostre contraddizioni piuttosto che dall’uso di internet, diventato, dalla chiusura delle scuole, improvvisamente salutare poiché necessario a garantire la didattica a distanza.

Se prevarrà la linea di chi ritiene che gli adolescenti abbiano goduto dei benefici secondari del virus, tra cui lo starsene a casa a godersi una promozione garantita, nonostante il tentativo di coglierli in fallo da parte di chi ha deciso di interrogarli a occhi chiusi, o bendati, ed è intenzionato a regolare i conti il prossimo anno scolastico, avremo perso l’ennesima occasione. Se, invece, incontreranno adulti, capaci di elaborare il senso di una primavera mai così sfiorita, segnata dalle morti di nonni e conoscenti, e da un’emergenza che ha chiesto loro di rinunciare, per il bene comune, a delle esperienze importanti della loro giovane vita, avremo provato a trasformare la drammatica crisi in un’occasione di crescita, nostra e loro.

Il futuro è per sua natura incerto in adolescenza e il disagio dei più giovani dipende spesso dall’assenza di prospettive e speranza. Ora, l’incertezza futura è la certezza dei nostri giorni. Progettare la ripresa del nostro Paese, non può prescindere dal dimostrare un interesse sincero per il futuro delle nuove generazioni. Facciamo in modo che il prossimo autunno sia la primavera dell’adolescenza.

 

Fonte: Corriere.it