Condividiamo la sintesi del contributo di Matteo Lancini a Deejay Chiama Italia.
A Deejay Chiama Italia, lo psicologo e psicoterapeuta presidente della Fondazione Minotauro commenta la strage di Paderno Dugnano: “Dobbiamo provare a fare le domande che più ci disturbano”
Quello che ci colpisce di queste tragedie è che sentiamo che sono famiglie che non sono in un disagio socio-economico o culturale particolare. Non c’erano segnali. C’è un tema legato a un dolore che resta muto e quando diventa azione è azione violenta.
È soltanto una parte del commento dello psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini sulla strage di Paderno Dugnano, dove un diciassettenne ha ucciso i genitori e il fratellino dodicenne durante la notte.
Lo psicologo, presidente della Fondazione Minotauro a Milano, interviene in diretta a Deejay Chiama Italia, il programma di Radio DEEJAY in onda ogni mattina feriale dalle 10 alle 12, per parlare della solitudine di alcuni adolescenti e della loro difficoltà nel comunicare le proprie emozioni, con qualche suggerimento su come possono intervenire i genitori.
Clicca il video qui sotto per vedere l’intervento del Dottor Matteo Lancini a Deejay Chiama Italia.
“I ragazzi sono soli perché faticano. I ragazzi sono altro da noi”
Lo psicologo Matteo Lancini: “Esiste un tema del sentirsi soli in mezzo agli altri”
Ho dedicato tutta la mia carriera all’incontro con preadolescenti, adolescenti e giovani adulti, oltre a genitori e insegnanti ovviamente.
Spiega Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta presidente della Fondazione Minotauro a Milano. 58enne, ha due figli: uno di 12 e uno di 8 anni. Da 40 anni si occupa degli adolescenti, anche attraverso la propria associazione. Nel 2023 ha pubblicato il libro Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta, edito da Raffaello Cortina Editore.
A Deejay Chiama Italia, lo psicologo parte dal fatto di cronaca per spiegare un disagio imperante nei giorni nostri:
Abbiamo sempre dato la lettura che è una società performante e del narcisismo, ma nel mio ultimo libro provo a spiegare che siamo nella società del post-narcisismo. Non credo che le problematiche delle nuove generazioni dipendano esclusivamente dalla pandemia, che ha avuto delle ricadute ma c’erano dei segnali già da dieci anni. Non credo che questa trama che negli ultimi anni abbiamo portato avanti, che sono solo i social o i videogiochi, o la musica trap, che spingerebbero verso certi comportamenti.
Dalla vicenda di Paderno Dugnano emerge il grosso tema della solitudine:
Credo che esista un tema centrale, che ahimè è emerso dalle parole del ragazzo, del sentirsi soli in mezzo agli altri. Questa è una cosa che mi interroga anche come padre: come mai siamo famiglie che ascoltano molto di più rispetto a quelle dei nostri padri, e nonostante questo i nostri figli facciano così fatica a parlarci delle nostre emozioni. Ora, non vuol dire che in passato non si parlasse di queste emozioni, ma non c’era necessità di parlarne. Era una società molto più normata, di distanza.
“Bisogna essere capaci di identificarsi con i figli e farli essere ciò che sono”
La riflessione dello psicologo tocca anche l’argomento dell’utilizzo di internet da parte degli adolescenti per lenire il senso di solitudine:
Quando ho iniziato a studiare internet, 15/20 anni fa, pensavo che i ragazzi su internet si sentissero soli. Ho scoperto che molto spesso vanno su internet a ridurre quote di solitudine che sperimentano ogni giorno con noi adulti, nell’impossibilità di esprimere le emozioni più disturbanti che a noi danno fastidio.
È proprio la difficoltà nell’esprimere le emozioni uno dei disagi più pressanti negli adolescenti di oggi, secondo il Dottor Matteo Lancini:
I ragazzi sono soli perché faticano. Spesso, senza volerlo, mettiamo a tacere le emozioni che la società e noi stessi viviamo come un affronto se vengono provate dai nostri figli: tristezza, rabbia, tutti quei sentimenti che noi genitori viviamo come improponibili. Sono quei sentimenti di cui sempre più spesso i ragazzi hanno bisogno di parlare, quelli che disturbano.
La difficoltà nel comunicare le emozioni nasce da quanto si vive a casa:
Magari a casa quando qualcuno vuole parlare di aspetti tristi vede subito uno sguardo. La reazione è “Ma come? Con tutto quello che faccio per te?”. Quindi dovremmo lavorare di più su una nostra fragilità, bisogna essere capaci di identificarsi con i figli e farli essere ciò che sono. I nostri figli sono altro da noi.
Durante l’intervento a Radio DEEJAY Matteo Lancini tocca anche il delicatissimo tema del suicidio:
In alcuni casi i segnali arrivano ma la verità è che si vede tutto post mortem. Dopo vai a vedere i messaggi, la vita, la musica che ascoltava, Telegram, i videogiochi, e si cercano dei messaggi. Lavoro da anni con ragazzi con pensieri suicidiali. Quando un essere umano, anche un figlio, ha un progetto che coltiva, non è vero che li puoi intercettare. Purtroppo l’uomo può mantenere dei segreti per tutta la vita, anche i più terribili. Quindi questa ricerca secondo me ci svia dall’unica vera possibilità: creare delle condizioni per cui qualcuno riesca a parlarne. Poi bisogna vedere a chi. Chi giunge al nostro centro in molti casi prima ne ha parlato a una figura affettiva, a una figura come possono essere i genitori, gli insegnanti.
Lo psicoterapeuta prosegue:
Il dolore, i sentimenti, i conflitti che ci sono in adolescenza, se non diventano parola, molto spesso diventano agìto. Molto spesso agìto violento verso sé stessi: disturbo alimentare, ritiro sociale, autolesionismo. Oppure una violenza verso gli altri. Il tema vero è essere in grado di creare delle condizioni, di fare delle domande. Dobbiamo provare a fare le domande che più ci disturbano. Poi non è detto che il figlio ci risponda, ma deve sapere che può parlare di quei sentimenti.
Proprio per imparare a comunicare in maniera più completa e corretta, sarebbe meglio togliere il tabù del suicidio:
Noi non lo chiediamo mai e ci siamo inventati che se parliamo del suicidio negli adolescenti è come se glielo facessimo venire in mente. In realtà è perché siamo angosciati da questo tema. Le ricerche ci dicono che può far parte dell’adolescenza, è un tema che c’è sempre stato.
“Se i genitori e i docenti riuscissero ad amare i figli e gli studenti per quello che sono, noi psicologi scompariremmo”
A Deejay Chiama Italia lo psicologo riflette anche sul fatto che gli adolescenti di oggi non hanno diminuito il loro consumo di stupefacenti rispetto a qualche decennio fa, ma hanno cambiato la causa per cui si avvicinano a queste sostanze:
Negli ultimi anni la modalità oppositiva-trasgressiva di crescere non c’è più. Oggi la trasgressione in adolescenza non c’è più. Il consumo delle sostanze come cannabinoidi 30 anni fa era trasgressivo, oggi rimangono fuori legge ma tutte le ricerche ci dicono che sono assunte in senso lenitivo, antidolorifico. Il consumo e il comportamento degli adolescenti negli ultimi 30 anni possono essere gli stessi, ma è importante intercettarne la radice.
Ma cosa possono fare i genitori per cercare di alleviare questo disagio? Il Dottore Lancini ha le idee chiare:
Ad esempio, bisogna chiedere ai propri figli come si vedono davanti allo specchio, se brutti o belli, e accettare la risposta. Di solito si pensa che se si vedono brutti sono nei guai. Noi di solito alla figlia che si vede brutta rispondiamo subito: “Ma no, sei una principessa”. Quindi l’adolescente cosa fa? Va a cercare, si spera negli amici, se no su internet, una soluzione.
E questo, in alcuni casi, non fa che accentuare il senso di solitudine e il disagio nel provare a comunicare emozioni negative. Infine lo psicologo e psicoterapeuta conclude con una battuta:
Se i genitori e i docenti riuscissero ad amare i figli e gli studenti per quello che sono, noi psicologi scompariremmo. Ma come padre, dico che è difficile amare i figli per quello che sono.