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Riportiamo un articolo pubblicato su Donnamoderna.it con il commento di Matteo Lancini alla notizia di cronaca sull’attivazione in Francia di assicurazioni da parte dei professori per difendersi da attacchi di genitori e studenti.

 

Se in passato erano gli studenti a temere le punizioni esagerate dei professori in caso di comportamenti scorretti, adesso i ruoli si sono decisamente invertiti. Tra insulti, aggressioni e minacce, ora sono i professori a temere gli alunni. Per questo motivo, nelle scuole francesi oltre un insegnante su due ha deciso di sottoscrivere una speciale assicurazione contro gli attacchi da parte degli studenti, o dei loro genitori. Una sorta di “polizza-anti insulti” che, secondo il quotidiano Le Parisien, è stata già attivata da quasi 500 mila insegnanti.

Il docente non è più un simbolo
“Siamo di fronte a una grave emergenza educativa che riguarda i giovani – sostiene Matteo Lancini, psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro e autore di Adolescenti navigati (Erickson) – e a causa del cambiamento dei modelli educativi è cambiato anche il modo di intendere la scuola da parte dei ragazzi. Il valore simbolico del docente scolastico è stato completamente ridimensionato, di conseguenza oggi c’è meno rispetto verso gli adulti”.

Genitore e insegnante: ruoli sempre più complessi
Ma allora, quando un insegnante viene aggredito o insultato, di chi è la colpa? Dei genitori, dei ragazzi o della scuola? “È sbagliato ragionare in termini di colpa – continua Lancini – perché oggi la scuola e la famiglia sono le due principali fonti educative dei nostri figli, forse le uniche. E, in un’epoca storica come questa, le trasformazioni dei modelli educativi hanno reso molto più complesso sia il ruolo dell’insegnante sia quello del genitore”.

Serve una nuova alleanza
Di fronte a questo aumento generalizzato di violenza, quindi, la scuola diventa lo specchio della società. Dove i professori si trovano a dover combattere da soli le cattive abitudini che i propri studenti imparano per strada, negli stadi, o in televisione. Ma quale potrebbe essere allora una buona soluzione per arginare questa disobbedienza diffusa? “I genitori e gli insegnanti dovrebbero costruire un patto, una nuova alleanza educativa, perché altrimenti si corre il rischio di consegnare i nostri ragazzi all’influenza di altre fonti educative ben peggiori. Mi riferisco al potere orientativo della rete, a quello dei mass media, fino ad arrivare a quello dei coetanei. Se la scuola o i genitori non sanno rispondere in maniera adeguata alle nuove esigenze educative, non possiamo poi stupirci di certi comportamenti sbagliati da parte dei giovani”.

Basta guerre, insomma, fra docenti e genitori, e più cooperazione per il bene dei ragazzi. Altrimenti, conclude l’esperto “se non avremo trovato anche noi un rimedio migliore delle ‘polizze anti-minacce’, vorrà dire che avremo perso la sfida. Perché ci saremo consegnati definitivamente allo strapotere dei ragazzi”. E meno male che non siamo nel ’68.