Seleziona una pagina

Condividiamo l’editoriale di Matteo Lancini per La Stampa.

A chi mi chiede se il benessere dei bambini possa essere compromesso, come dicono alcuni, solo per il fatto di vivere con due madri o due padri, posso solo rispondere che le ricerche svolte fino a questo momento sostengono che i figli di coppie omogenitoriali stanno bene esattamente come gli altri, se non meglio. Sicuramente non peggio. Del resto, una questione così complessa, oggi più che mai, non può essere affrontata solo a partire dal sesso biologico. Bisogna analizzare le diverse variabili del contesto in cui un bambino cresce, che non possono certo dipendere solo dal sesso biologico dei genitori. Queste variabili comprendono, ad esempio, la condizione economica di partenza della famiglia, il legame che i genitori riescono a instaurare con il figlio e quello che costruiscono tra di loro. Una famiglia può essere disfunzionale anche se composta da una madre e da un padre. Il compito degli studiosi è però quello di indagare quali saranno le nuove funzioni materne e paterne. Questo perché il mondo lo abbiamo cambiato noi.

Si rischia sempre di radicalizzare la propria posizione mentre a noi ricercatori deve sempre interessare, sopra ogni cosa, il bene supremo del bambino e dell’adolescente. Dovremo capire che cosa vorrà dire vivere in una società che attraverso la tecnologia si modifica. Non dimentichiamoci che queste sono le prime generazioni che possono diventare genitori senza fare mai sesso nella loro vita, nemmeno una volta. Non era mai successo prima nella storia dell’umanità. Queste trasformazioni, a prescindere dalle diverse idee e sensibilità personali, devono essere sempre prese in considerazione quando si parla o si discute dei ragazzi di oggi e di domani. Pensiamo, ad esempio, al tema degli ovociti: oggi possono essere congelati in attesa di poter avere una maternità in un momento successivo per tantissime ragioni diverse. Il tema quindi della cosiddetta “scadenza” biologica che i corpi avevano una volta non esiste più. Le implicazioni bioetiche di tutto ciò sono moltissime. Se pensiamo ai cambiamenti più significativi che hanno coinvolto la famiglia odierna dobbiamo precisare subito che da tradizionale e normati- va è diventata più affettiva e relazionale. Si è passati dall’autorità paterna a quella della madre “virtuale”. Le mamme che, oggi, lavorano, delegano funzioni accuditive primarie all’asilo e questa è solo una delle novità importanti. Si cresce distanti con il corpo ma molto più vicini con la mente. Inoltre, in passato, l’apice dell’identità femminile era rappresentato dalla maternità. Oggi, per fortuna, la donna può dare spazio ad al- tri aspetti di sé prima di diventare madre, sempre che voglia diventarlo. Il tema sarà capire cosa succederà dal punto di vista del funzionamento affettivo. Al di là degli aspetti ideologici degli adulti, dove ognuno difende le proprie legittime posizioni, dobbiamo avere sempre in mente quali siano le reali necessità evolutive dei nostri ragazzi. Quali saranno, ad esempio, i diritti di questi bambini rispetto alla conoscenza delle proprie origini? L’adolescente per costruire il proprio futuro deve sapere anche da dove arriva. È una questione identitaria. I genitori adottivi affrontano, ad esempio, quasi sempre anche il tema dei genitori biologici. Sono questioni molto complesse ma ci dovremo interrogare su questi aspetti e su come accompagneremo gli adolescenti verso quelle verità che serviranno loro per diventare adulti.