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Condividiamo l’editoriale di Matteo Lancini per La Stampa.

Spesso prevale la sensazione che i provvedimenti politici si rivolgano più agli elettori adulti che ai bisogni degli adolescenti. Detto questo, due iniziative prenatalizie, una riguardante il “bonus cultura” e la circolare ministeriale sull’utilizzo del cellulare, consentono di riflettere sulla centralità della scuola. Se l’attenzione alle fasce economicamente più svantaggiate è meritoria, poco equilibrato appare l’orientamento che consentirebbe di usufruire dell’ex “bonus cultura” solo a chi ha ottenuto la valutazione massima alla maturità. Non tanto perché il merito non vada riconosciuto o per il fatto che la cultura andrebbe avvicinata anche, o soprattutto, a chi non riesce a raggiungere standard elevati, ma perché la valutazione numerica non è mai oggettiva neanche nella stessa classe, immaginiamo a livello nazionale, come testimoniato dal fatto che esistono discrepanze clamorose tra il numero dei 100 e 110 e lode assegnati in alcune scuole e regioni rispetto ad altre. Questi si, dati oggettivi, pubblicati dal Ministero, che ha ben presente che la valutazione del merito dipende moltissimo dal livello atteso da coloro che valutano. La circolare “Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe”, inviata in questi giorni alle scuole, è accompagnata dalla relazione della 7° Commissione Permanente del Senato della Repubblica “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai
processi di apprendimento”. Un documento della legislatura precedente che, invece di riportare i contenuti delle audizioni e i dati scientifici consultati durante l’importante lavoro fatto dalla Commissione, sostiene, tra l’altro, che il fenomeno giapponese degli “hikikomori”, in italiano i ritirati sociali, dipenderebbe da internet, definendoli “zombi”. Ecco la frase conclusiva del documento, dedicata alla popolazione giovanile italiana: “Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro”. Parole incredibili, ma voglio tranquillizzare le migliaia di genitori e docenti che lavorano nel tentativo di contrastare la dolorosa assenza scolastica di giovani intelligentissimi, che si vergognano perché impopolari, affetti da ansia sociale e fobia scolare, che trovano in internet un rifugio dove sopravvivere psichicamente per non suicidarsi o andare incontro a un breakdown psicotico. Madri, padri e insegnanti affranti, che ogni giorno si impegnano per evitare che la sofferenza evolutiva si trasformi in dispersione scolastica, che, come è noto, non dipende da internet e che contribuisce ad aumentare il disagio mentale e sociale dell’adolescente. Ho partecipato a numerose audizioni
sul tema a livello nazionale e regionale. Credetemi, in tutti gli schieramenti politici esistono governanti che sanno di cosa stiamo parlando. Dunque abbiamo qualche speranza. Non tutti gli adulti si sono fatti distrarre da internet e dallo smartphone.