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Condividiamo l’editoriale di Loredana Cirillo per d Repubblica

A me non interessa essere magra. Io voglio avere un corpo forte, muscoloso, voglio che alle mie braccia spuntino le montagne. Vorrei un sedere enorme, a forma di cuore…

Lucrezia ha gambe possenti, come se dovesse sostenere il peso del mondo da sola, e una fissazione esasperata per il fitness. Vuole “fare massa”, non consumare calorie e chilogrammi.

Le nuove forme di disturbo alimentare non rincorrono solo il mito della magrezza estrema ma si organizzano spesso intorno all’ossessione patologica per il cibo sano, come nell’ortoressia, oppure esasperano l’attività sportiva, alla ricerca di un corpo possente, virile, come nella vigoressia. L’invasione degli “ultracorpi”, tuttavia, non è un fenomeno confinato nelle regioni del dolore psichico conclamato. Nel concetto di bellezza contemporanea ci sono muscoli e forme rigonfiate dal chirurgo estetico. Ma perché le donne scelgono di indossare un’armatura, diventando una caricatura di se stesse, e si convincono che impreziosirsi significhi annullare le tracce della propria irriducibile autenticità? Forse il punto è che non si può mostrare chi si è davvero, perché non c’è conoscenza di sè. Una profonda crisi di identità sta attraversando il femminile e non riguarda solo il genere, ma anche il ruolo sociale e familiare.

Il corpo di Lucrezia è diventato una corazza che spera possa proteggerla dalle sue fragilità, ma è anche la sua prigione. Lo sforzo non la rende felice, impone di nascondersi a sé e agli altri, così si convince di non essere altro che le proprie ossessioni. Se ogni giorno non mi alleno per almeno due ore, sto malissimo. Devo controllare tutto: il cibo, le situazioni, le relazioni con gli altri, altrimenti mi perdo, non so più chi sono.