Condividiamo l’intervista del Giornale di Brescia a Matteo Lancini sulla necessità di riaprire la scuola e di risolverne le questioni più controverse.
Io sono favorevole al ritorno in classe. Ma quando riusciremo finalmente a riaprire la scuola, non dovremo più chiuderla. E non mi riferisco soltanto alla possibilità di accedere fisicamente alle aule. Intendo dire che la scuola non dovrà più essere chiusa in se stessa: dovrà essere connessa al mondo, facendosi carico anche dell’educazione al digitale. È il pensiero di Matteo Lancini, psicologo, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro di Milano: «Il Coronavirus – prosegue nella riflessione – ha causato tanti morti e tanta sofferenza, ma ha dato la possibilità di sperimentare nuove competenze. Penso che la crisi possa almeno essere un’occasione di trasformazione. Lancini guarda a una scuola al passo coi tempi e proiettata al futuro: «Gran parte della nostra vita è ormai online, tutti vivono parlando in Rete, basti pensare che gli stessi giornali riprendono le reazioni sui social. È il nostro mondo, il mondo come lo abbiamo trasformato. Quello che deve fare la scuola è aiutare a costruire apprendimenti utili alla realtà che i ragazzi dovranno vivere. In questo senso la didattica stessa va cambiata e dovrà essere improntata sulla relazione. Servirà però un cambiamento radicale perché quella che ci troviamo di fronte è una scuola di sessant’anni fa: questo il Coronavirus lo ha smascherato definitivamente.
Il problema però è che all’Italia dei giovani interessa poco: sarà perché non votano. Ma se alla politica interessano poco i giovani, interessa poco anche la loro sofferenza: Gli adolescenti soffrono per la mancanza di relazioni. Per loro il ritorno a scuola rappresenterebbe il ritorno alla vita, alle relazioni con i compagni e con gli insegnanti. La scuola è un’esperienza di relazione e non solo di apprendimento dei singoli contenuti. E il vero nodo, dopo mesi di didattica a distanza, e il ritardo sulle relazioni, non sulle singole discipline. Quest’ultimo si può più facilmente recuperare. Ma la scuola dovrebbe riaprire anche perché appiana le differenze. Con la Dad è emerso infatti un problema di collegamento per i ragazzi di famiglie che hanno difficoltà economico-sociali. E in certe aree del Sud riguarda addirittura uno studente su tre Internet dovrà tuttavia rimanere centrale nella scuola, anzi dovrà essere connesso nelle sue aule: se è vero che può creare dipendenza, è altrettanto vero che ci tiene connessi al mondo in cui viviamo.