Condividiamo l’editoriale di Loredana Cirillo per d di La Repubblica.
Il rituale del caffè del mattino con le altre mamme può celare innumerevoli insidie che interferiscono con la crescita delle nuove generazioni. Potrà apparire come una premessa un po’ forte, magari riduttiva, ma è proprio nei piccoli e apparentemente innocui gesti del quotidiano che si annidano i veri pericoli sulla strada relazionale ed educativa del nostro tempo. Iniziamo dalle soluzioni, poi vediamo meglio il problema. La prima potrebbe essere la sottrazione. Correre via, veloci come il vento, declinando amabilmente l’invito, richiamate dalla forza centripeta del lavoro. La seconda è fermarsi e vivere l’esperienza come se fosse lisergica, non reale. Due righe di spiega per chi è meno avvezzo alla questione. Ogni mattina si realizza nei piccoli bar limitrofi alle scuole di ogni ordine e grado, la messa in scena delle mirabolanti imprese materne che si esprimono attraverso l’esibizione dei talenti e dei successi dei propri figli. Per rendere la celebrazione ancora più solenne, il copione prevede che ad un certo punto il discorso si orienti verso il dileggio e il pettegolezzo a discapito della madre assente, del figlio di qualcun altro inesorabilmente rappresentato come meno bravo, meno bello e lucente del proprio.
Se non riusciamo a sottrarci e a sottrarre le altre dall’attraente calderone della stregoneria contemporanea, dissociamoci dall’esperienza. Discutiamo di altro, dalla letteratura, alla filosofia, passando attraverso ricette e piastre per capelli di ultima generazione, ma per favore salviamo i nostri figli e i nostri stomaci dall’apparente innocenza e benevolenza del caffè mattutino delle mamme. L’incontro tra le madri contemporanee farebbe bene ai figli e un po’ anche alle madri stesse, se ponesse all’ordine del giorno qualsiasi argomento altro rispetto ai pargoli, sia propri che altrui. I nuovi bambini, preadolescenti e adolescenti sono troppo sovraccaricati di aspettative, messi a tacere e schiacciati dalle montagne di parole e intenzioni che si stratificano sopra le loro menti impedendogli di prendere voce e dare una vera forma a sè stessi. Liberiamo i giovani dal senso di inadeguatezza adulto. Beviamoci il caffè a casa con loro, oppure portiamoli al bar vicino alla scuola ma guardiamoli negli occhi, chiediamogli come stanno e come va la vita, non solo la scuola. Ascoltiamo cosa hanno da dire loro, le loro angosce e i loro desideri, senza suggerire ogni volta cosa devono fare per farci sentire bravi e capaci.