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Condividiamo l’articolo di Valentina Santarpia per Corriere.it con l’intervista a Matteo Lancini.

Abolire i voti sotto il 4 per evitare di umiliare gli studenti: è la proposta divisiva che arriva dall’assessore provinciale in lingua tedesca dell’Alto Adige Philipp Achammer: «Non hanno alcun valore educativo e pedagogico», ha spiegato al Corriere dell’Alto Adige, incontrando però le reazioni perplesse anche dei colleghi. «lo sono per il merito e la professionalità dei docenti – ha detto l’assessore alla scuola in lingua italiana Giuliano Vettorato -. Facciamo poi tutte le valutazioni del caso, tenendo presente che con un “due”, ad esempio, diventa complicato recuperare».

Ma l’ipotesi potrebbe essere accolta dal ministero dell’Istruzione e del Merito? «Nella mia visione di scuola ciò che conta saranno i giudizi contenuti nel portfolio che devono servire al ragazzo e alla famiglia per cogliere criticità, opportunità, potenzialità, raggiungimento di risultati, abilità eccetera», spiega il ministro Giuseppe Valditara. «I voti servono solo come indicatori temporanei durante l’anno e possono essere declinati nella misura più utile allo studente e al docente. Una scuola positiva e amica considera il voto come semplice indicatore del livello raggiunto in quel momento».

«Attenzione a non farli crescere nell’ovatta»

Quindi, meglio sostituire i voti numerici con i giudizi, già adottati dalle scuole elementari da un paio di anni? In realtà, indipendentemente dalla misurazione, «quello che conta è che ci sia un criterio di valutazione serio che serva a studente e docente per far capire: stai andando bene, stai andando male – spiega Valditara – Insomma il livello di preparazione e di rendimento in quel determinato momento. Per il resto attenzione a non far crescere nell’ovatta i nostri ragazzi. Se non li abituiamo ad affrontare le frustrazioni che nella vita saranno tante facciamo il loro male».

La sottosegretaria: «Ricordo tanti 2, ma nessuno faceva drammi»

Anche la sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti ha dubbi sulla via altoatesina: «Io credo che i voti negativi non debbano mai spaventare o demoralizzare gli studenti. I docenti sono in grado di valutare anche le medie e le possibilità di recupero. Ricordo nel mio liceo tanti 2 nelle versioni ma nessuno per questo faceva drammi. Il valore educativo non si determina togliendo i voti negativi ma sapendo indirizzare lo studente verso i percorsi a lui più consoni».

I pedagogisti: «Meglio concentrarsi sui progressi che sugli errori»

Aperture arrivano invece dai pedagogisti: secondo Daniele Novara , è un’«ottima idea» quella di togliere i voti bassi. «Un buon inizio rispetto alla necessità di rivedere completamente il sistema di valutazione, oggi totalmente centrato sulla verifica degli errori piuttosto che dei progressi», spiega il pedagogista.

«D’accordissimo» anche Alberto Pellai: «Da una parte vediamo che in tutti i sistemi scolastici internazionali questa idea di graduare l’insufficienza da 0 a 6 non esiste. C’è il livello dell’insufficienza, del gravemente insufficiente, punto. D’altro canto diciamo che uno studente che sta provando a costruire la propria carriera scolastica e nel momento in cui si sottopone a una prova che va male, riceve dei voti che hanno dentro l’impossiiblità di essere recuperati e riparati, improvvisamente comincia a pensare non che ha sbagliato una prova ma che è completamente sbagliato e inadeguato rispetto alle richieste che la scuola gli sta facendo. Molti studenti di fronte a voti così bassi che restituiscono un po’ il concetto di irreparabilità dello sbaglio fatto si demotivano e perdono poi la motivazione, come se si trovassero di fronte a un ostacolo, che giorno dopo giorno, prova dopo prova, insufficienza gravissima dopo insufficienza gravissima sembra sempre più insormontabile».

Anche lo psicologo ed esperto di adolescenza Matteo Lancini si dice «favorevole» ad una eliminazione dei voti bassi, «perché oggi i voti mortificano e non valutano». Lui abolirebbe anche i 9 e i 10: «Servono valutazioni serie, in cui si spieghino punti di forza e debolezza del singolo studente, su cui lavorare per migliorarsi e raggiungere gli obiettivi di apprendimento. Oggi i ragazzi e le famiglie sono interessati solo alla prova e al voto. Un sistema senza voti, renderebbe più importante l’apprendimento e lo sviluppo delle competenze utili alla crescita, che dovrebbe essere il vero obiettivo della scuola».