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Condividiamo l’articolo di Alessandra Corica per Repubblica.it su AccogliMi, progetto del Comune di Milano che vede coinvolto direttamente l’Istituto Minotauro come capofila.

I contatti, nell’arco di un anno, sono stati 6.229, 17 al giorno. E di questi, 294 si sono trasformati in veri e propri percorsi individuali, con sostegno per ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni. È il bilancio del primo anno di AccogliMi, lo sportello con un numero verde, una chat Whatsapp e Telegram, voluto dal Comune nel maggio 2022, per supportare chi, tra i 60 mila adolescenti milanesi, si trova in difficoltà. La maggior parte dei ragazzi seguiti dal progetto – partito in via sperimentale con scadenza il prossimo agosto: molto probabile, però, il rinnovo – sono di sesso femminile (sei su dieci), hanno tra i 16 e i 17 anni ed sono italiani (l’83 per cento). Quasi tutti vivono in quartieri periferici: i municipi dai quali sono arrivate più richieste sono il 2 e il 9, e i quartieri più rappresentati sono quello tra via Padova e via Crescenzago, Niguarda- Prato Centenero- Fulvio Testi, Gratosoglio, Barona, San Siro, Lodi- Corvetto. Oltre ai quasi 300 per i quali è stato attivato un percorso psicologico, sono stati raggiunti 960 adolescenti con finalità preventiva in percorsi di gruppo, e poi 132 genitori sono stati coinvolti in incontri di sensibilizzazione.

I ragazzi si rivolgono allo sportello soprattutto dopo un primo approccio da parte delle famiglie (nel 67 per cento dei casi) o della scuola: solo il 16 per cento degli assistiti si è rivolto, sua sponte, ad AccogliMi, “anche se – nota Anna Arcari, psicologa, psicoterapeuta e presidente della cooperativa Minotauro, capofila del progetto – gli adolescenti di oggi sono molto più disponibili, rispetto al passato, ad aprirsi rispetto ai loro problemi. Certo, è comunque difficile che chiedano aiuto, sono gli adulti che la maggior parte delle volte riconoscono il malessere e si rivolgono al servizio. Che prevede la presenza sul territorio di operatori di rete ed è stato reso noto tramite circolari alle scuole medie e istituti superiori, nonché informazioni nelle biblioteche e nei centri di aggregazione sul territorio”.
Colpisce il fatto che tra coloro che sono seguiti, otto volte su dieci alle spalle non ci sia una famiglia già assistita dai Servizi sociali. “Questo progetto – spiega così l’assessore comunale al Welfare Lamberto Bertolè – rappresenta un primo punto di contatto e orientamento per le persone che per la prima volta si approcciano ai servizi di sostegno psicologico. Raccoglie un bisogno che non riesce a essere intercettato dal servizio sanitario regionale, per mancanza di informazione o di offerta adeguata”. “La pandemia – aggiunge Arcari – ha esacerbato delle problematiche che già erano presenti”, come i disturbi di ansia e l’isolamento, la conflittualità con la famiglia e con la scuola, e in generale le difficoltà relazionali: sono questi gli “ambiti” nei quali si colloca la gran parte dei percorsi avviati. “Per troppi anni – sottolinea Bertolè – la salute mentale è stata considerata di serie B rispetto a quella fisica. Secondo noi, invece, non c’è salute senza salute mentale, e per questo chiediamo che il sistema sanitario investa maggiori risorse sul tema”.