Condividiamo l’articolo di Pier Luigi Pisa con l’intervista a Matteo Lancini per La Repubblica.
Nell’estate del 2015 i social erano pieni di video di ragazzi che si rovesciano in testa secchi pieni di acqua gelata. Era una campagna virale, la Ice Bucket Challenge, che aveva un nobile obiettivo: raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica. Otto anni dopo, le “challenge” sono di tutt’altra natura. Sono sfide demenziali, estreme e pericolose. Come quelle dei “The Borderline”, il collettivo di youtuber coinvolto in un incidente mortale mentre girava l’ennesimo video.
La prova da superare, in questo caso, era “vivere 50 ore” a bordo di una Lamborghini. Una sfida senza senso, ripresa in ogni suo istante, che poi sarebbe stata condensata in una clip di circa dieci minuti per 600 mila follower su YouTube. Per The Borderline doveva essere il terzo episodio di una serie premiata da milioni di clic: “Vivo 50h in macchina” (3,1 milioni) e “Vivo 50h in una Tesla” (2,1 milioni). «Non siamo ricchi ma ci piace spendere per farvi divertire». Così si presentano i tre ragazzi romani, che promettono di investire ogni euro guadagnato su YouTube in altri video. L’obiettivo finale, dicono, è quello di regalare a uno dei loro follower «un milione di euro».
Tutto gira intorno ai soldi. I ricavi di questi “creator” arrivano in parte dalle visualizzazioni che ottengono su YouTube — più di 150 milioni da settembre 2020 — e in (gran) parte dai brand che decidono di investire su una delle loro “imprese”. Gli sponsor, spesso, sono citati nel video. Oppure, nelle didascalie delle clip, si può trovare il link per acquistare i loro prodotti. Le challenge dei The Borderline ricalcano quelle di Jimmy Donaldson, noto come MrBeast, lo youtuber più famoso al mondo: sul nonsense ha costruito un impero da 160 milioni di follower e centinaia di milioni di dollari di ricavi (55 solo nel 2022, secondo Forbes).
Tra i suoi video più visti ci sono quello in cui resta per 50 ore sotterrato in una bara (267 milioni di views) e quello in cui racconta come è riuscito a risolvere i problemi alla vista di 1.000 persone (146 milioni). Che siano azioni estreme oppure beneficenza, il tratto distintivo di queste sfide virali è l’eccesso. «Il problema è che certi video hanno un senso proprio nella loro esagerazione» dice Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta che studia la fragilità degli adolescenti. «Oggi un giovane che cerca il suo posto nella società ha dentro una voce che gli dice “meglio morto e popolare”. Oppure che gli suggerisce di fare qualsiasi cosa per la visibilità».
Il culto dell’esagerazione
Nel primo caso il risultato sono clip estreme in cui i ragazzi si scattano selfie appesi al cornicione di un palazzo. Nel secondo, invece, si arriva a mettere a repentaglio la vita degli altri. «Più la fai grossa e più hai successo — aggiunge Lancini — È questo che gli adulti dovrebbero arginare invece di prendersela con la rete. Non è che i giovani si sono rincitrulliti mentre noi siamo in giro a consumare cultura. Siamo tutti artefici di questo meccanismo per cui ogni giorno si insegue l’audience, la popolarità e il successo».
E il denaro, ovviamente. Il passo fondamentale, per chi vuole guadagnare con i video, è diventare “partner” di YouTube per poter monetizzare i propri contenuti. È la piattaforma più ricca per i creator: offre fino al 55% dei ricavi provenienti dalle inserzioni pubblicitarie. Ma pretende anche il rispetto delle regole. Le sfide pericolose sono vietate. Eppure potrebbero sfuggire al controllo del gigante dei video. Gli utenti possono rimediare, segnalando come inappropriato un canale o un video specifico. Nella speranza che venga rimosso.