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L’Istituto Minotauro ha condotto una ricerca promossa dalla Uil di Terni coinvolgendo adolescenti e adulti chiamati a rappresentare l’immagine della città e dei cittadini con lo scopo di individuarne criticità, risorse e prospettive per il futuro.

Sono state somministrate venti interviste individuali ai cittadini di Terni con un ruolo significativo nell’organizzazione della vita dei ragazzi e organizzato cinque focus group con studenti di vari istituti superiori, genitori e insegnanti.
Le questioni emerse delineano una città completamente rivolta al passato, il cui valore è storicamente radicato nella grande industria, principalmente nell’acciaieria, che si è configurata come parte nucleare della sua identità e del suo prestigio.
Terni infatti è diventata grande e importante perché offriva lavoro e ricchezza a tante famiglie provenienti da fuori e l’identificazione più profonda che trapela dai cittadini è strettamente connessa con la realtà industriale e in molto meno con la città in quanto tale. Oggi, di fronte alla crisi della grande industria, per i ternani è piuttosto scontato immaginare che il futuro debba realizzarsi da un’altra parte; come in passato si è arrivati a Terni per cercare fortuna e si è trovata, allo stesso modo tutte le competenze che i ternani si attribuiscono (il fatto per esempio di essere grandi lavoratori e dotati di spirito di sacrificio) sarà possibile esportarle in altri luoghi.

La perdita di valore appare connessa al lutto per un passato glorioso in cui tutto in città parlava di competenza, modernità, avanguardia; il trauma di ritrovarsi in una città improvvisamente inadeguata, “seduta”, deteriorata è aggravato dalla consapevolezza di un sogno che sembra irrimediabilmente tramontato. Terni ha una storia ricca di traumi: la rapida trasformazione in una città di 100.000 abitanti nei primi del ‘900 che le ha fatto perdere le caratteristiche di paese, i bombardamenti che l’hanno rasa al suolo, l’inquinamento del polo chimico e degli inceneritori; traumi che proiettano sfiducia e rassegnazione generando la perdita di speranza nei confronti della città che pare non offrire più qualcosa di buono.

Gli aspetti positivi in realtà ci sono e vengono riconosciuti da tutti: i borghi del territorio circostante, la cascate delle Marmore e San Valentino sono solo alcuni esempi, ma la mancanza di fiducia nella possibilità di farle fruttare è totale e le nuove generazioni vengono formate nell’idea che si dovrà andare via dalla città per potersi realizzare.
I risultati della ricerca mostrano quanto in realtà i ragazzi siano molto arrabbiati per questo tratto disfattista degli adulti e quanto critichino la componente rinunciataria delle generazioni che li hanno preceduti. Rivendicano il diritto ad avere una città pulita e curata, cosa che i più grandi in questo momento non stanno garantendo.
Sono molto nette le linee della problematica di una città che rischia di implodere perché troppo convinta che l’unica sua specialità sia quella del secolo scorso, e che svaluta moltissimo tutte le altre opportunità che riconosce come esistenti, ma su cui però è completamente disincantata.

Le sfide che vengono lanciate alla città e ai suoi cittadini sono molteplici: consegnare alla storia una parte dell’identità che ha consentito di mostrare qualità e competenze del popolo ternano; riappropriarsi delle molteplici risorse che le appartengono e che fino ad ora i ternani hanno tralasciato considerandole marginali e poco significative; integrare le modalità di funzionamento del passato nella struttura identitaria attuale per riuscire a fronteggiare adeguatamente i compiti del nuovo millennio.

Scarica il report completo della ricerca          Guarda l’intervento della dott.ssa Provantini